da “Per il bene dell’Italia” – Programma di Governo 2006-2011 dell’ Unione

 

 

[pp. 259-266]

 

Più informazione, più libertà

 

 

Il diritto a comunicare e ad essere informati

 La capacità di comunicare, elaborare e diffondere informazioni e conoscenze è un bene comune dell’umanità e, come tale, è inalienabile.

La libera produzione e circolazione delle informazioni, la capacità e la possibilità del cittadino di diventare protagonista attivo e non solo passivo dello scambio comunicativo, la ricchezza e la pluralità delle fonti, costituiscono valori fondamentali di una democrazia avanzata e sono condizioni per il progresso civile di un paese. Nuove possibilità in questo senso sono offerte dalle tecnologie digitali, che trasformano il settore radicalmente, costituendo un comparto industriale di importanza strategica sempre maggiore.

Nel quinquennio del centrodestra, però, la libertà di informazione è stata duramente condizionata dal conflitto di interessi e da norme, come la Legge Gasparri, che hanno consolidato le posizioni dominanti del mercato, limitando il pluralismo e la concorrenza.

Per quanto riguarda il futuro dei media, si è cercato di proiettarvi le medesime posizioni di forza della situazione attuale, con strumenti vaghi o artificiali e con incentivi pubblici indirizzati a favorire singole piattaforme o tecnologie.

A questo concorre una distribuzione distorta delle risorse derivanti dal mercato pubblicitario. Risorse importanti che oggi favoriscono solo pochi soggetti, penalizzando interi settori, a partire da quello dell'editoria, della carta stampata e dell'emittenza locale.

Per uscire da questa situazione è necessario riequilibrare ed aprire il sistema, garantendo il pluralismo e la completezza delle voci e delle culture e limitando le concentrazioni, ribadendo appositi limiti anticoncentrazione in luogo del cosiddetto "Sistema integrato delle comunicazioni" (SIC) della Legge Gasparri e limiti al possesso delle reti.

In questa situazione è indispensabile anche la legge sulla par condicio. È poi un obiettivo inderogabile una politica per la crescita e lo sviluppo competitivo ed innovativo.

Dopo anni di impasse dovuti a posizioni dominanti, monopoli, oligopoli, lavoreremo per più libertà, per dare a cittadini e operatori regole certe e per un nuovo ruolo del servizio pubblico.

Affermiamo il diritto a comunicare il proprio pensiero e i propri valori, il diritto a informare e ad essere informati, come diritti fondamentali ed opereremo  perché essi trovino piena attuazione. Vogliamo che la comunicazione e l’informazione siano spazio di interesse pubblico, libero, aperto, accessibile a tutti. Vogliamo che questo spazio sia mosso da una concorrenza guidata dalla forza delle idee, e per questo attueremo politiche di tutela dei cittadini e di sviluppo della tecnologia, per un vero welfare della comunicazione.

Consideriamo prioritario introdurre norme per liberare l’informazione dal conflitto d’interessi. Per questo definiremo chiare misure di incompatibilità per chi eserciti un’influenza rilevante nella proprietà o nella gestione di imprese editoriali, televisive o comunque coinvolte nell’informazione.

Vareremo inoltre una normativa per tutelare la concorrenza nel sistema della comunicazione, eliminando le attuali distorsioni , favorendo e regolando l'evoluzione tecnologica. Ciò mediante la previsione di limiti alla concentrazione delle risorse economiche nei singoli mercati di cui si compone il sistema della comunicazione, e di limiti riferiti al sistema nel suo complesso, basati anche sul criterio della capacità trasmissiva utilizzata dai produttori di contenuti.

Introdurremo strumenti normativi specifici, legati alle proprietà e alle posizioni di controllo dei media, che impediscano l’estensione delle posizioni dominanti in mercati contigui. Ferma restando la possibilità di articolare in maniera multimediale la produzione editoriale, dovremo escludere che gli operatori dominanti delle telecomunicazioni e del comparto radiotelevisivo possano controllare quotidiani. In linea con gli indirizzi comunitari introdurremo il principio di separazione fra i gestori delle infrastrutture di rete e i produttori di contenuti.

Introdurremo nuovi strumenti – sotto la responsabilità dell’Authority – per rilevare in modo affidabile gli ascolti multipiattaforma. Tale misurazione garantirà l’indipendenza degli operatori, la trasparenza dei procedimenti e la pubblicità delle regole.

Imporremo standard aperti e non proprietari per decoder, apparati di ricezione e formati di trasmissione, in modo da evitare che le tecnologie consentano la formazione di posizioni dominanti.

Dovremo regolare l’utilizzo delle frequenze – che sono un bene pubblico – in armonia con le indicazioni europee.

Adotteremo politiche per sviluppare in modo libero la stampa quotidiana e periodica, l’emittenza radiotelevisiva locale, l’editoria multimediale.

Per garantire e valorizzare il ruolo dell’emittenza locale per il pluralismo e l'economia, oltre ad operare sulle attuali distorsioni del mercato pubblicitario e della concorrenza, reintrodurremo la riserva di risorse frequenziali destinate alla comunicazione e informazione locale e comunitaria, incentivando le emittenti locali a consorziarsi.  L'emittenza locale ha bisogno della piena e coerente applicazione delle misure di sostegno già previste dalla legge 422 del 93 e del ripristino del tetto alla raccolta pubblictaria previsto dalla Legge Maccanico, ma possono anche essere studiati idonei tetti di spesa per le campagne pubblicitarie delle PMI sulle reti nazionali e per le telepromozioni.

Garantendo la libertà e l'autonomia giornalistica, sosterremo gli strumenti di comunicazione delle comunità, del volontariato, dell’associazionismo e del territorio, un una logica di libertà e pluralismo, così come sosterremo il ruolo degli editori puri sia a carattere locale che nazionale, adottando politiche che favoriscano lo sviluppo solido dell'emittenza locale e dell'editoria.

 

I nuovi media e l'innovazione

 

Poiché il ruolo di questo comparto è cruciale per promuovere e diffondere l’innovazione, la politica di sviluppo che l’Unione adotterà per la  comunicazione e la multimedialità avrà un effetto moltiplicatore sull’insieme dell’economia nazionale. Attueremo politiche volte a favorire la nascita di un’industria multimediale e audiovisiva in grado di competere sui mercati globali. I punti di forza da cui partire saranno il cinema italiano e la produzione audiovisiva in generale.

Sosterremo l’innovazione tecnologica con politiche che non discrimino tra le diverse tecnologie, indirizzandosi soprattutto allo sviluppo della ricerca, alla formazione, alla nascita di nuove imprese, alla creazione di reti e distretti.

Per raggiungere questi obiettivi dovremo gestire con trasparenza le risorse finanziarie, non disperdendole come oggi avviene, ma utilizzandole in una politica coerente ed unitaria.

Rafforzeremo i poteri di intervento e sanzione affidati all’Authority  indipendente, anche al fine di promuovere maggiore concorrenza.

Ribadiremo la natura aperta di Internet, garantendo la libertà di accesso e di espressione, evitando forme indiscriminate di controllo. Riteniamo infatti prioritario promuovere la capacità di utilizzare gli strumenti in rete: tale capacità è oggi parte integrante della cittadinanza. Ci impegneremo attraverso iniziative specifiche per la diffusione dei  collegamenti a banda larga e di quelli senza fili. Difenderemo inoltre la libertà di Internet anche a livello internazionale, a fronte di un crescente ricorso a forme  di censura e controllo autoritario.

Per rendere libero lo spazio informativo dobbiamo garantire pluralità e libertà, ma anche:

- tutela della privacy;

- tutela dei minori e delle fasce deboli;

- moltiplicazione delle possibilità di accesso dei cittadini;

- promozione delle nuove tecnologie per la partecipazione politica, sociale e culturale;

- promozione della produzione e diffusione di contenuti provenienti da soggetti indipendenti;

- garanzia dell’accesso e produzione di informazione anche da parte dei diversamente abili;

- elaborazione di nuove forme di tutela della proprietà intellettuale, specialmente nel digitale, conciliando i diritti di autori ed editori con l’interesse comune alla massima diffusione della cultura e delle idee;

- revisione dei criteri di attribuzione e certezza delle risorse per il sostegno all’editoria non profit e cooperativa;

- riconoscimento del valore sociale dell’accesso aperto a contenuti, strumenti e canali informativi, in particolare nel campo della ricerca scientifica;

- valorizzazione e incentivazione delle licenze non commerciali, del software open source e degli standard aperti;

- riconoscimento e valorizzazione delle professionalità legate ai new media;

- attenzione per la conservazione, l’accessibilità e la disponibilità nel tempo del nostro patrimonio informativo.

Dobbiamo sostenere quindi l’innovazione e la qualità. Per questo avranno un ruolo importante le biblioteche e le multimediateche, non solo come deposito di conoscenze ma come strumento attivo di accesso e produzione di contenuti. Dobbiamo valorizzare tale sistema, specialmente nel Sud del Paese, per aiutare a colmare gli svantaggi nell’alfabetizzazione informativa.

I soggetti pubblici devono avere un ruolo attivo di servizio e di garanzia. Il servizio pubblico è oggi importante per la promozione dell’accesso e della  partecipazione, per la tutela dei diritti, per la produzione ed incentivazione dei contenuti di qualità, per una formazione permanente, per la comunicazione pubblica e di pubblica utilità, per la valorizzazione delle autonomie ed identità culturali e linguistiche locali, nazionale ed europea.

 

L'assetto della Rai e del servizio pubblico

 

In quest’ottica dobbiamo dare una nuova dimensione anche al servizio pubblico radiotelevisivo, allargandolo ai nuovi media, valorizzando le nuove competenze e puntando a guadagnare ascolti e consensi grazie alla qualità del servizio anziché inseguendo al ribasso format di livello molto discutibile.

Serve un’azienda forte, qualificata nella sua struttura industriale ed editoriale in modo da renderla pronta ai nuovi scenari.

In una società democratica, moderna e complessa, un servizio pubblico radiotelevisivo corrisponde ad un interesse di ordine generale per il  soddisfacimento delle esigenze democratiche, sociali e culturali e quale garanzia di pluralismo, incluse le diversità culturali e linguistiche, in linea con le indicazioni dell'Unione Europea.

Nei principali paesi europei il servizio pubblico è affidato a società pubbliche. Nel nostro paese è quindi alla Rai che spetta il compito, di assicurare per l'oggi e per il domani, il servizio pubblico radiotelevisivo, tenendo conto del contributo al pluralismo culturale e politico e dell'arricchimento del dibattito e delle possibilità di scelta che le emittenti commerciali nazionali e locali offrono all'utente.

La Rai dovrà conservare ma anche rafforzare e migliorare la sua attività di servizio pubblico, nei contenuti editoriali e culturali, nell'informazione e nella qualità della programmazione. È perciò importante che essa si rinnovi e si ristrutturi, come holding pubblica, in modo tale da attuare al meglio il duplice compito, che già oggi svolge, di servizio pubblico e di televisione commerciale. Al proprio ruolo di servizio pubblico e alle istanze diffuse per una migliore qualità dei contenuti che vengono dai cittadini, la Rai potrà meglio far fronte attraverso un assetto aziendale che ne garantisca l’indipendenza e che sia più funzionale alla attuale duplice natura della propria attività, rendendo meno condizionabile il servizio pubblico dalla raccolta pubblicitaria e contrastandone così l’appiattimento su modelli di tv commerciale non qualitativi. Per realizzare questo obiettivo attueremo inoltre una politica volta a cancellare le distorsioni del mercato pubblicitario, che oggi è concentrato e squilibrato come nessun altro mercato in Europa, garantendone l'apertura attraverso rigorosi meccanismi di controllo e incisivi strumenti antitrust, per evitare, al contempo, che una quota sproporzionata degli investimenti pubblicitari continui ad essere sottratta allo sviluppo della stampa quotidiana e periodica.

Il servizio pubblico è affidato al pubblico. Esso dovrà ridefinire la sua missione e sarà ispirato ad autonomia produttiva, culturale e professionale.

Efficaci misure saranno introdotte per tutelare l'autonomia dei giornalisti e degli altri operatori della comunicazione, affinché la missione di servizio pubblico della Rai sia caratterizzata da libertà di pensiero, pluralità di voci e temi, autorevolezza, responsabilità e affidabilità.

Il Parlamento garantirà il rispetto della missione di servizio pubblico e dell’autonomia e nuovi criteri di nomina dei vertici assicureranno l’autonomia manageriale. Solo così la Rai potrà così diventare un grande gruppo multimediale la cui unitarietà dovrà essere preservata come condizione di forza industriale, editoriale e produttiva.

Altro punto di forza indispensabile per il Paese è il sistema postale. Poste Italiane è un asset strategico. È infatti:

- la sesta azienda per fatturato;

- la prima azienda per occupazione;

- la sola struttura nazionale in contatto con tutte le famiglie italiane;

- l’unica struttura integrata di raccolta, classificazione e distribuzione di servizi attraverso un ciclo completo di fatturazione, incasso e servizi finanziari a  pubblico e privato;

- una delle più importanti reti informatiche italiane.

Riteniamo quindi necessario mantenerne l’unitarietà aziendale, e sviluppare linee di indirizzo che sfruttino le potenzialità del settore, anche nel quadro di una “nuova politica pubblica”.

 

[pp.15-16]

Migliorare la riforma del Titolo V

 

L’azione del centrodestra sul federalismo è stata contraddittoria: da un lato la  propagandata ed imposta devolution, dall’altro l’affossamento della riforma del 2001. Quest’ultima è infatti rimasta inattuata nonostante la pressante richiesta da parte delle Regioni e dei Comuni.

Lo Stato ha continuato a legiferare a tutto campo, come se la riforma del 2001 non esistesse, ma senza svolgere i compiti che davvero gli spettavano. I meccanismi di finanziamento, così come i livelli delle prestazioni dei diritti sociali e civili, non hanno avuto alcuna definizione.

Accanto a questa colpevole inerzia si è assistito a comportamenti di un centralismo soffocante ed invadente. Il governo ha posto tagli e vincoli alle risorse delle autonomie, negato il dialogo tra livelli territoriali, impugnato con frequenza le leggi regionali, spesso contro le regioni governate dal centrosinistra.

Per costruire un sistema che assicuri una Repubblica unitaria e pluralista servono un importante investimento politico e organizzativo ed un forte impegno a semplificare duplicazioni e sovrapposizioni.

Saranno necessarie anche alcune correzioni ed integrazioni alla riforma approvata nel 2001, per una chiara attribuzione di funzioni normative e amministrative e di risorse finanziarie.

Agiremo su due livelli:

- interventi normativi costituzionali, ordinari e di modifica dei regolamenti parlamentari;

- piani d’azione amministrativi, per l’adattamento degli apparati pubblici.

Intendiamo così giungere, entro la legislatura, ad un sistema istituzionale autenticamente pluralista.

Come interventi di legge costituzionale proponiamo:

- una migliore definizione delle materie di esclusiva competenza statale, che ricomprenda la disciplina dei rapporti di lavoro, la tutela e la sicurezza del lavoro, fatta salva la competenza delle Regioni in tema di mercato del lavoro e formazione professionale, l’ordinamento delle professioni e delle comunicazioni, le norme generali sulle grandi reti di trasporto e navigazione, il trasporto e la distribuzione dell’energia nonché una strategia nazionale per il turismo;

- la previsione di una clausola generale che consenta al Parlamento di intervenire con legge per tutelare l'interesse della Repubblica anche in materie di competenza regionale quando siano in gioco superiori interessi della collettività, quando si debba garantire l’unità giuridica o economica del Paese o garantire l’uguaglianza dei cittadini nell’esercizio dei diritti costituzionali;

- un Senato che sia espressione delle autonomie territoriali.

Come interventi di legge ordinaria proponiamo:

- l’adozione delle leggi di individuazione dei principi fondamentali;

- la definizione dei livelli delle prestazioni per l’omogenea garanzia dei diritti sociali e civili su tutto il territorio nazionale;

- il perfezionamento del sistema delle Conferenze attraverso il potenziamento del ruolo della Conferenza unificata, per superare l’attuale logica binaria;

- l’adeguamento del modello organizzativo dell’amministrazione centrale, eliminando apparati che duplicano funzioni regionalizzate.

Per i regolamenti parlamentari proponiamo invece una modica che miri all’integrazione della Commissione per le questioni regionali prevedendo la partecipazione di Regioni ed enti locali, nelle more dell’istituzione del Senato federale.

Come interventi di azione amministrativa proponiamo:

- l’introduzione di meccanismi di conciliazione tra i vari livelli di governo;

- lo sviluppo della funzione di monitoraggio delle politiche e l’implementazione dei grandi sistemi informativi, incentivando la nascita dei sistemi regionali

- il completamento della riconversione dell’amministrazione centrale che invece di ridursi è cresciuta.