TESTI ALLEGATI ALL'ORDINE DEL GIORNO
della seduta n. 598 di Martedì 8 marzo 2005

 

MOZIONE IN MATERIA RADIOTELEVISIVA

La Camera,
premesso che:
in data 4 maggio 2004 la dottoressa Lucia Annunziata ha rassegnato le dimissioni da presidente e da componente del consiglio d'amministrazione della Rai;
i rimanenti consiglieri d'amministrazione hanno continuato a svolgere il loro mandato senza tenere conto dell'incompletezza del collegio e dell'oggettivo collegamento tra la loro nomina e quella del presidente-consigliere dimissionario, espressamente richiamata, al momento della loro designazione, dai Presidenti delle Camere, attraverso la formula del «consiglio di garanzia (4+1)», che ne presuppone l'interezza e l'unitarietà, anche in quanto riecheggia il principio del simul stabunt simul cadent, in base al quale il rapporto fiduciario tra l'assemblea dei soci e il consiglio d'amministrazione risiede non solo e non tanto sui singoli amministratori designati a comporre l'intero organo di gestione, ma su un particolare collegio, formato da determinate persone;
non risulta che i consiglieri d'amministrazione medesimi abbiano invitato, così come richiesto dalla legge e dallo statuto (articolo 15) all'epoca vigente della Rai, «senza indugio i Presidenti della Camera e del Senato a provvedere alla reintegrazione del consiglio stesso», né che abbiano formalmente interpellato il Ministro dell'economia e delle finanze, al quale la legge n. 112 del 2004 (articolo 20, commi 7 e 8) attribuisce, sulla base delle delibere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, i poteri propri dell'assemblea degli azionisti e, nello specifico, quelli inerenti alla nomina e revoca del consiglio d'amministrazione ed all'esercizio dell'azione di responsabilità nei confronti dei suoi componenti;
si richiama la risoluzione approvata dalla Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi nella seduta del 14 luglio 2004, dopo un approfondito dibattito, con la quale, «considerata la funzione peculiare che il servizio pubblico radiotelevisivo è chiamato a svolgere soprattutto nel nuovo contesto normativo dettato dalla legge n. 112 del 2004, a difesa e garanzia del pluralismo, dell'imparzialità e della qualità dell'informazione», è stato espresso l'avviso che fosse necessario «superare la situazione in cui si trova l'attuale vertice della Rai, considerando il momento molto delicato per il futuro della più grande azienda culturale e dell'informazione del nostro Paese» e, pertanto, si invitava il consiglio d'amministrazione «a completare la fusione tra Rai Holding e Rai spa entro i termini fissati dall'articolo 21 della legge n. 112 del 2004 (60 giorni dall'entrata in vigore della stessa) ed a rassegnare subito dopo, comunque non oltre il 30 settembre 2004, le proprie dimissioni, in modo da consentire la formazione del nuovo vertice secondo i criteri della legge n. 112 del 2004»;
si prende atto dell'avvenuta ultimazione delle procedure di fusione per incorporazione tra Rai-Radiotelevisione italiana spa e Rai Holding e della conseguente entrata in vigore del nuovo statuto della società incorporante, peraltro abbondantemente oltre il termine fissato dalla legge n. 112 del 2004;
la legge n. 112 del 2004 e lo statuto medesimo prefigurano, per il consiglio d'amministrazione, poteri decisionali di notevole ampiezza, corrispondenti a quelli che, di norma, in altre società per azioni restano propri dell'assemblea degli azionisti;
opportunamente, la legge speciale, in considerazione della natura peculiare della Rai, stabilisce una composizione ed una procedura di nomina del consiglio d'amministrazione tese ad assicurare, nelle more della cessione delle quote, la più ampia rappresentatività politico-istituzionale, con l'evidente finalità di tutelare nella maniera più efficace possibile interessi generali, peraltro di rilievo costituzionale, corrispondendo a quanto la stessa disciplina generale delle società per azioni, in presenza di un orientamento costante della dottrina e della giurisprudenza, prevede con riferimento alle modalità alternative di garanzia dei diritti delle minoranze;
a tale alta e delicata funzione non può assolvere un consiglio di amministrazione espressione di un quadro normativo ormai obsoleto e, per di più, incompleto e privo delle caratteristiche che, all'atto dell'insediamento, gli consentivano, secondo la valutazione dei Presidenti delle Camere, di esprimere, nella sua collegialità, la sintesi possibile della pluralità di sensibilità, orientamenti ed opinioni presenti nel Paese;

impegna il Governo

in particolare il Ministro dell'economia e delle finanze, nella sua qualità di rappresentante dell'assemblea degli azionisti:
a richiedere formalmente le dimissioni dei consiglieri di amministrazione della Rai, ove già non decaduti;
ad adottare con sollecitudine iniziative atte a consentire, in tempi brevissimi, la nomina di un nuovo consiglio di amministrazione nella composizione e secondo le modalità previste dalla legge n. 112 del 2004 e dallo statuto della nuova Rai spa.
(1-00428) «Violante, Castagnetti, Boato, Giordano, Cusumano, Sgobio, Intini, Zanella, Brugger, Mazzuca Poggiolini, Bulgarelli, Pecoraro Scanio, Damiani, Galante, Carra, Gentiloni Silveri, Merlo, Colasio, Buffo, Giulietti, Melandri, Panattoni, Rognoni, Grignaffini».
(7 marzo 2005)